Era il 15 settembre del 1993 quando i killer della mafia gli si avvicinarono davanti al portone di casa nel quartiere Brancaccio di Palermo e gli spararono un solo colpo alla nuca. Don Pino Puglisi se lo aspettava e non fu affatto colto di sorpresa tanto che disse ai suoi assassini: “vi stavo aspettando”. L’autore materiare del barbaro assassinio, Salvatore Grigoli divenuto successivamente collaboratore di giustizia, raccontò gli ultimi istanti di vita del sacerdote “buono” come tutti lo chiamavano nel suo quartiere. Un uomo coraggioso e forte che aveva cominciato a svolgere la sua missione senza tenere conto delle regole ferree della mafia. Dava molto fastidio perché stava mettendo in crisi le regole imposte dai clan mafiosi nel suo quartiere. Dopo l’incendio del portone della sua chiesa, non si era lasciato intimidire, anzi aveva aumentato l’efficacia della sua azione antimafia. Nelle sue omelie aveva continuato a puntare il dito contro i mafiosi e proprio a loro aveva tolto manovalanza, rivolgendosi ai giovani del quartiere e inaugurando, il famoso Centro Padre Nostro, da subito diventato il punto di riferimento per quel rione alla periferia di Palermo dove l’illegalità e la mafia avevano sempre dettato legge. Stava creando un nuovo movimento culturale contro le mafie basato sulla presa di coscienza e soprattutto sulla diffusione della cultura di base. Importante una della sue frasi di incitamento alla lotta contro la criminalità organizzata: “E’ importante parlare di mafia, soprattutto nelle scuole, per combattere la mentalità mafiosa, che è poi qualunque ideologia disposta a svendere la dignità dell’uomo per soldi. Non ci si fermi però ai cortei, alle denunce, alle proteste.” La Scuola di Legalità “don Peppe Diana” vuole ricordare don Pino Puglisi come un esempio da seguire ed al quale ispirarsi affinché il suo sacrificio non sia stato vano e ci stimoli a non perdere mai la speranza ed a fare ognuno il nostro dovere fino in fondo.
del Prof. Vincenzo Musacchio
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