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Chiamatemi Francesco – Il papa della gente ~ Prima del soglio

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Se la più recente fatica di Luchetti, produttivamente travagliata e dedicata al passato di Bergoglio, dovesse sembrarvi – già prima di accomodarvi in sala – più adatta al salotto di casa, ebbene è così: il progetto nasce come mini-serie in quattro puntate; la versione approdata al cinema ha un minutaggio più che dimezzato. E sì, è abbastanza vero: taglio, confezione, ritmo narrativo potrebbero rimandare alle biografie televisive dei vari papi avvicendatesi sul piccolo schermo soprattutto nell’ultimo quindicennio.
Sul piano dei contenuti, però, c’è da porre maggiore attenzione, anche perché dietro la macchina da presa siede un regista che in carriera ha saputo fornire sguardi – personali e non gratuiti – sull’Italia di oggi e di ieri, verso i governi (Il portaborse) o l’istruzione (La scuola), sulle azioni partigiane (I piccoli maestri) o terroristiche (Mio fratello è figlio unico); insomma, uno che si è guadagnato il diritto di essere ascoltato al di là dei risultati. Concentrando principalmente nella sequenza iniziale le forti tentazioni di didascalismo, la pellicola ci mostra anzitutto un Jorge ventenne (il de la Serna coprotagonista de I diari della motocicletta) cagionevole studente di chimica a Buenos Aires, peronista e fidanzato, appassionato di calcio e di tango (ormai lo sappiamo), per poi seguirlo nella sua ascesa nell’ordine dei Gesuiti, osservarlo nell’autorità con cui riveste la carica di superiore provinciale prendendo pure decisioni non facili durante la devastante dittatura di Videla (dal 1976 al 1981, ma il regime durò altri due anni abbondanti) e offrendo con prudenza e risolutezza riparo ai perseguitati. Dei desaparecidos si sono occupati con la necessaria crudezza i lungometraggi di Marco Bechis, e sorprende positivamente che in questo contesto trovino spazio dei robusti cenni alle torture e agli assassinii perpetrati in quell’epoca vergognosa, proprio a ribadire – o a illustrare alla fascia di pubblico più giovane – le ipocrisie (vedi le dichiarazioni pubbliche del generale, che il futuro pontefice addirittura incontrò), la ferocia e la barbarie che connotarono la storia argentina neanche troppo tempo fa.
L’allora sacerdote perdette molti amici durante il nefando periodo. Lo ritroviamo un decennio più tardi a difendere gli interessi della gente minacciata di sfratto a causa di biechi interessi edilizi, a sollecitare i porporati perché almeno adoperino il loro potere per fermare le ruspe. Non è che un episodio, tutto sommato sbrigativo, ma rende l’idea di un’opera che non si sottrae alla riflessione politica provando a raccontare l’uomo, non il capo religioso. Un aspetto da apprezzare.

Chiamatemi Francesco – Il papa della gente (Italia/Agentina, 2015) di Daniele Luchetti con Rodrigo de la Serna, Sergio Hernández, Muriel Santa Ana, Mercedes Morán, Álex Brendemühl
di Massimo Arciresi

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