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La battaglia degli imperi – Dragon Blade ~ Viva la non violenza!


Non si riesce a voler male a Jackie Chan. Il divo hongkonghese, ancora agilissimo dopo aver superato la boa dei 60, attraversa da protagonista da oltre un quarantennio il cinema d’intrattenimento asiatico. Ha rinunciato man mano alla seriosità dell’azione a beneficio di un’ironia leggiadra, di ritmi forsennati (i combattimenti dei suoi film – e qualcuno l’ha anche diretto – sono quasi sempre coreografati da lui), accettando perfino il compromesso dei popcorn movies statunitensi, senza mai rinunciare, però, alla sua impronta giocosa. Sui nostri schermi non lo si vedeva dai tempi del bolso reboot di The Karate Kid (2010), dato che la voce di Scimmia nelle versioni originali dei Kung Fu Panda non può contare. Se l’occasione, per giunta all’insegna di un’ingenua eppur encomiabile morale pacifista,  è gradita, i risultati invece deludono.

Prendendo sommariamente spunto da eventi storici (la trama si svolge nel 48 a.C.), il kolossal cinese racconta di Huo An (Chan, appunto), difensore, insieme a un nugolo di coraggiosi combattenti non violenti come lui, della ghiotta Via della Seta. Incriminata ingiustamente per una fuga di oro, la piccola truppa è condannata a ricostruire una fortezza nel deserto. Un insperato aiuto giunge da una pattuglia di Romani con intenzioni ostili, guidata dal generale Lucio (un John Cusack inebetito) a protezione del bimbo Publio (Jozef Liu Waite), figlio del console Crasso e fratello minore del sanguinario Tiberio (Adrien Brody, sopra le righe), che l’ha accecato prima di uccidere il loro padre. L’incombenza di una letale tempesta di sabbia annulla ogni possibile conflitto: gli Orientali offrono riparo agli Occidentali e ne nasce un’amicizia che porta questi ultimi a offrire il loro valido aiuto (anche tecnico) per il completamento dei cosiddetti Cancelli delle Oche Selvatiche entro i tempi stabiliti. Si prosegue nella massima armonia, dunque? Quando mai: ben presto giunge l’aspirante tiranno a reclamare la pelle del giovanissimo congiunto, e già che c’è a impossessarsi del prezioso snodo commerciale.

Gli eventi si susseguono pacchianamente (insapore la regia di Daniel Lee), inquadrati da una fotografia (di Tony Cheung) tutta chiarori e montati frettolosamente (da Yau Chi-wai), con gravi approssimazioni (sicuramente saturate dal doppiaggio) sulle barriere linguistiche, fra frasi fatte, anacronismi e incoerenze varie. Inoltre, l’idea dei rappresentanti di due eserciti che si battono davanti a centinaia di soldati immobili sarà anche suggestiva, ma è ormai abusata, e qui è ripetuta per ben tre volte! Nel cast anche Choi Si-won (è il viscido Yin Po), cantante coreano piuttosto noto.

La battaglia degli imperi – Dragon Blade (Tian jiang xiong shi, Cina/Hong Kong, 2015) di Daniel Lee con Jackie Chan, John Cusack, Adrien Brody, Lin Peng, Choi Si-won

 di Massimo Arciresi

KKKKK
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