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La rubrica “ Fotografi per passione ”: l’arte fotografica di Graziella Luccarini


“Una domenica mattina gironzolando per Bologna la mia attenzione viene rapita dalle vetrine, ma non perché mi interessino le mercanzie esposte, piuttosto mi attraggono le immagini dei monumenti, i palazzi, le piazze che si riflettono in esse. Mentre mi appassiono al nuovo gioco e comincio a scattare qualche immagine immediatamente penso a quanta storia sia racchiusa dentro a questi riflessi di luce”. Lei è Graziella Luccarini, fotografa per passione, bolognese, classe 1964, che si interessa da sempre di fotografia come mezzo espressivo. Graziella Luccarini ha conseguito un diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 1999, dove ha seguito il corso di studio sulla fotografia. Il suo progetto si intitola “Bologna riflette”, dove “l’antica città si rispecchia ostentando tutta la sua storia e dialoga con un presente inglorioso effimero in continua mutazione. La vecchia signora dai fianchi larghi, diceva Guccini in una famosa canzone, e aggiungo io, si rivede bella e imponente dentro le sue vetrine, e riflette sul proprio destino – spiega la fotografa per passione, socia e collaboratrice del circolo fotografico “il Palazzaccio” di San Giovanni in Persiceto. “Le vetrine di tanto in tanto si animano di figure, sono come fantasmi, effimeri passanti che restano solo un attimo intrappolati tra i riflessi – racconta -, sono solo ombre senza espressione e senza volto che dialogano con se stesse nel frastuono urbano. Con il calare della sera gli antichi riflessi svaniscono nel buio e a guardar meglio dentro queste vetrine vedo solo manichini silenziosi e disciplinati che stanno alla finestra e ci suggeriscono stili e modelli. Ovunque sguardi seducenti e persuasivi – aggiunge -, sorrisi finti e patinati. Una moltitudine di cose inutili fanno mostra di sé esposte in maniera spettacolare. E’ la merce travestita da utopia, promessa ingannevole di felicità e ricchezza”. Immagini bellissime, che mostrano la sua città riflessa e catturata dalle vetrine. La fotografa, attenta osservatrice della realtà, regala allo spettatore delle magnifiche foto della sua Bologna, cogliendone il cambiamento dove “la città in effetti pare mormorare qualcosa, borbotta si lamenta dice che la globalizzazione l’ha omologata e spersonalizzata”.

di Serena Marotta

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