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Questore Cortese: bilancio di fine anno positivo, Messina Denaro latitante ma non più operativo

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“Un bilancio positivo e soddisfacente, per il 2018, nel contrasto alla criminalità. Molte le operazioni concluse con successo contro la mafia.

Sul fronte immigrazione: il permesso umanitario non è stato eliminato, con l’Ufficio Immigrazione cerchiamo di soddisfare le esigenze del territorio, e su Palermo non emergono particolari problemi. Senso di appartenenza alla Polizia più forte, ringrazio i miei più stretti collaboratori e tutti le forze in campo ogni giorno”. Questo il messaggio del Questore di Palermo Renato Cortese al consueto brindisi di fine anno con la stampa.

Dopo l’operazione dei carabinieri “Cupola 2.0” si sono delineati i contorni di un nuovo gruppo di esponenti mafiosi e del loro tentativo di ricostituzione della Cupola provinciale. Azione criminosa smantellata in appena cinque mesi dalla sua nascita. “Non si può negare il cambiamento positivo nel contrasto alla mafia – evidenzia Cortese – questi risultati anni fa sarebbero stati impensabili.

La sfilza di arresti è stata l’occasione per chiedere al Questore come ha analizzato l’intera vicenda.

“In altri tempi avremmo saputo della nuova Cupola, solo dopo che un pentito avesse deciso di parlare. Ritengo che l’attività della mafia si sia sempre basata sul consenso popolare, se noi non interveniamo anche sui piccoli fatti del quotidiano come il fenomeno dei parcheggiatori abusi, gli spacciatori, sul degrado e se non assicuriamo il rispetto delle regole, i cittadini potrebbero perdere la rinnovata fiducia nello Stato. Dobbiamo stare attenti perché siamo ad un bivio, l’organizzazione mafiosa perde il potere perché i cittadini le hanno tolto il consenso, noi dobbiamo occuparci non solo di criminalità, ma dobbiamo anche risolvere i problemi di ogni giorno. Dobbiamo lavorare contestualmente su più fronti”, conclude Cortese.

Viene chiesto al Questore se la Squadra Mobile, che si contraddistingueva per una fattiva collaborazione con l’FBI americana (l’ultima operazione risalirebbe a otto anni fa), adesso abbia diminuito l’attività sinergica. E se così fosse, se ciò potrebbe significare un affievolimento della presenza della mafia, anche americana, sul nostro territorio. “Il fatto che, ancora, non ci siano notizie non vuol dire che non ci siano attività investigative. In questi ultimi anni abbiamo concluso operazioni in collaborazione con l’FBI prevalentemente nel territorio calabrese – evidenzia Cortese – per colpire la ‘Ndrangheta che ha soppiantato cosa nostra nel commercio della droga e nella fornitura di armi. La criminalità calabrese è più insidiosa, e negli ultimi tempi abbiamo assistito a un leggero rinsaldamento dei rapporti di cosa nostra con i cartelli americani. Anche noi della Mobile abbiamo operato per stroncare il tutto sul nascere”.

Sul fronte relativo alla latitanza di Matteo Messina Denaro è arrivata una risposta chiara da parte del Questore di Palermo: “Intanto io mi occupo di Palermo, ed in città non ci sono latitanti in giro, se pensiamo ad appena vent’anni prima, molti processi venivano celebrati a gabbie vuote proprio per l’elevato numero di criminali in latitanza. Matteo Messina Denaro è un latitante importante perché rappresenta la storia di quella cosa nostra che deve pagare i conti con la giustizia, e non calerà certo l’attenzione sulle azioni volte alla sua cattura. Messina Denaro oggi è un personaggio che non ha più un ruolo operativo. Il latitante di mafia è stato sempre importante perché è riuscito a coniugare questo suo status con la capacità di esser capo, e quindi di continuare a programmare attività criminali. Ed al momento non c’è traccia della sua diretta attività criminale.”

È distaccandosi dal tema della criminalità mafiosa e concentrandosi sull’escalation di violenza (vedi il caso della morte del clochard Aldo, a Palermo) che il Questore ha espresso un’ulteriore sua considerazione. “La preoccupazione c’è, anche se non vorrei trasmettere errati segnali di allarme alla cittadinanza, il fenomeno è oggetto di analisi quotidiana, riscontriamo un aumento di episodi di violenza credo in parte fisiologica dei grandi centri urbani, vedi Napoli e Roma ad esempio. Su Palermo c’è un leggero incremento, ma è dovuto anche al cambiamento della conformazione della città e del modo di viverla. Molto abbiamo fatto per monitorare e garantire una movida sicura e rispettosa della città. Un grande aiuto arriva dalla tecnologia spesa sul campo, come il sistema di videosorveglianza che copre ormai gran parte del capoluogo. Basta girare la notte per le vie del centro per vedere la gente che ha voglia di uscire e i palermitani vogliono vivere la città nella pienezza e nella consapevolezza di risiedere in una città bella e migliorata negli anni. La nostra attenzione è massima. C’è una riflessione da fare, le leggi sono molto forti in alcune direzioni, su altri versi invece occorrerebbero strumenti normativi che consentano l’applicazione di alcune norme anche nei confronti dei minorenni”.

Infine in base anche ai recenti fatti di cronaca, come la denuncia nei confronti di un stentata estorsione da parte dell’imprenditore edile Piraino, si è affrontato il tema della richiesta del pizzo da parte della criminalità. “Abbiamo riscontrato un cambiamento nella società, non solo si è trovato il coraggio di denunciare – conclude Renato Cortese – ma si è fatto qualcosa di più, si sono raccolte prove. Molti commercianti hanno denunciato, ma non riscontriamo l’espressione estorsiva nelle modalità violente di tanti anni fa, è giusto dire che ci sono anche operatori commerciali che non pagano il pizzo, ma forse in molti casi anche perché nessuno si è presentato ed ha avanzato richieste”.

In conclusione il Questore ha confermato un bilancio 2018 delle Forze dell’Ordine positivo per il territorio palermitano.

Di Mauro Faso

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