Dopo il successo ottenuto grazie agli accenti rischiosamente surreali ma efficaci de La mafia uccide solo d’estate, Pierfrancesco Diliberto in arte Pif, pensando a Tutti a casa di Comencini e scoprendosi vicino a Tornatore, rilancia, disponendo decisamente di più mezzi (veicoli militari d’epoca, accurate scenografie e bei costumi dei riconfermati Marcello Di Carlo e Cristiana Ricceri) e provando ad affinare il suo stile. Gli ingredienti del copione (steso di nuovo con Michele Astori e Marco Martani), soprattutto l’ironia semplice (il tormentone del primordiale selfie, la “gara” tra statue e la discreta e vacua “illuminazione” delle icone in piazza) che lubrifica e aiuta a imprimere una precisa denuncia storica, sono i medesimi; il risultato, malgrado le sbavature e un impatto attutito, è dignitoso, con il merito supplementare di porgerci dei documenti autentici che attestano la sostanza dei fatti narrati.
Nel 1943 il siciliano Arturo Giammarresi (il regista/protagonista si attribuisce lo stesso nome del carattere che interpretava nella sua opera prima, per creare un’ideale linea di discendenza) fa lo sguattero a New York. Il suo amore per Flora (altro personaggio “prestato” dal film precedente, ma l’attrice è cambiata: qui è Miriam Leone) incontra un ostacolo: la ragazza, per volere dello zio, è promessa al figlio di un uomo di Lucky Luciano. L’unica per lo spasimante nullatenente sarebbe recarsi in Trinacria, nell’immaginaria Crisafullo (“ricavata” tra il trapanese e l’agrigentino) e chiedere la mano della giovane a suo padre. L’arruolamento (suggerito da un ufficiale che ha il volto di David Zed!) si rivela la sola soluzione possibile: gli americani stanno per sbarcare sull’isola, quindi il pretendente può farsi dare un “passaggio”. Mentre i contrariati congiunti dello sposo si organizzano per informare gli “amici” ed eliminare il fastidioso pretendente, nel paesino seguiamo le vicende di alcuni abitanti messi a dura prova dai bombardamenti. Il piccolo Sebastiano (Samuele Segreto) attende insieme alla madre (Stella Egitto) il ritorno del padre soldato; un cieco e uno zoppo (Sergio Vespertino e Maurizio Bologna) si barcamenano tra fame e difficoltà; l’invadente don Calò (Maurizio Marchetti) si prepara a spalancare le porte all’esercito straniero (con un tornaconto)
Diliberto aveva già lavorato con buona parte del cast (effettivamente ben diretto) e con il resto della troupe, che comprende il direttore della fotografia Roberto Forza e il compositore Santi Pulvirenti. Si distingue il tenente d’animo nobile incarnato da Andrea Di Stefano, che di recente ha debuttato dietro la macchina da presa con Escobar.
In guerra per amore (Italia, 2016) di Pif con Pif, Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Stella Egitto, Maurizio Marchetti
di Massimo Arciresi