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“Strage della circonvallazione”. 36° Anniversario dell’omicidio dell’App. Silvano Franzolin, dei Carabinieri Luigi Di Barca e Salvatore Raiti, e dell’autista Giuseppe Di Livore

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Oggi alle ore 09:00 in via Ugo La Malfa nel 36° anniversario dell’eccidio, è stata deposta una corona di fiori alla lapide dei caduti in memoria del loro sacrificio.

La “Strage della Circonvallazione” è avvenuta a Palermo il 16 giugno 1982 in Viale della Regione Siciliana altezza civico 9201 (direzione Trapani), a 500 metri prima dello svincolo per Sferracavallo.

Alla commemorazione erano presenti:

–       Il Comandante Legione Carabinieri Sicilia, Generale di Brigata Riccardo Galletta;

–       La dott.ssa Maria Baratta Vice Prefetto Aggiunto, in rappresentanza del Prefetto di Palermo;

–       Il Questore di Palermo, Dott. Renato Cortese;

–       L’Assessore Gaspare Nicotri in rappresentanza del Sindaco di Palermo;

–       Il Comandante Provinciale Palermo Guardia Finanza, Generale di Brigata Giancarlo Trotta;

–       Il Comandante Provinciale Carabinieri Palermo, Col. Antonio Di Stasio;

–       Il Comandante del Comando Militare dell’Esercito in Sicilia, Generale di Brigata Claudio Minghetti;

–       I familiari dei caduti;

–       Una rappresentanza dell’Associazione Nazionale Carabinieri di Palermo.

Nella strage rimasero vittime: l’Appuntato Silvano Franzolin, nato a Pettorazza (Rovigo) il 3 aprile 1941 (sposato con due figli), il Carabiniere Luigi Di Barca, nato a Valguarnera (Enna) il 10 aprile 1957 (che lasciò la moglie incinta della figlia) ed il Carabiniere Salvatore Raiti, nato a Siracusa il 6 agosto 1962, tutti in servizio presso la Stazione Carabinieri di Enna.

L’agguato disposto da “cosa nostra”, fu compiuto da alcuni mafiosi a bordo di un’auto da cui esplosero numerosi colpi di mitra. Oltre ai Carabinieri rimase colpito anche Giuseppe Di Lavore, 27enne autista giudiziario del mezzo con cui i tre stavano eseguendo la traduzione da Enna a Trapani del detenuto Alfio Ferlito, anch’egli rimasto ucciso, vero obiettivo dell’attentato.

Il mandante della strage era Nitto Santapaola, che da anni combatteva contro Ferlito una guerra per il predominio sul territorio etneo.

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