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Inferno ~ Il codice Alighieri

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Dopo il gonfiato e praticamente immeritato successo de Il codice Da Vinci e il più sobrio risultato di Angeli e demoni, è  la terza volta che Ron Howard dirige Tom Hanks – ormai avvezzo alla parte dell’infallibile studioso Robert Langdon – nell’adattamento di un romanzo di Dan Brown (ma il regista e il divo si conoscono bene, avendo lavorato insieme in un altro paio di occasioni opportunamente note). Possiamo adesso affermare che il goffo e strombazzato avvio del franchising cinematografico, risalente a dieci anni fa e connotato da sensazionalismi e ingenuità indegne dei nomi coinvolti, è lontano; non dimenticato, probabilmente perdonato. Il secondo film, che comunque resta il migliore, maggiormente concentrato sulla narrazione che sulla promozione, era già riuscito nel difficile intento di innalzare la media qualitativa della serie. Con il nuovo (e ovviamente autonomo) capitolo l’assestamento può dirsi completato. Non vuol dire che siamo al cospetto di un prodotto imperdibile, bensì di fronte a un thriller altisonante però dignitoso, le cui imperfezioni sono nella norma e perciò accettabili. Talvolta è solo una questione di promesse…

Chi ha letto il libro sa già che, come è costume dello scrittore, le ramificazioni e i contorcimenti della trama – sempre intrisa d’arte e complotti – non mancano, allo stesso modo dei colpi di scena (anche esagerati). Bisogna ammettere che la struttura del romanzo in questione è per sua natura più intrigante, poiché inizia con il protagonista spaesato e in preda a una momentanea amnesia, destatosi in un ospedale fiorentino e accudito da una dottoressa americana (la richiestissima Felicity Jones) che si rivela, in una simile fase, l’unica persona di cui lo stimato professore può fidarsi (anche perché qualcuno tenta di far loro la pelle quasi subito). Il recente vissuto del degente, ferito alla testa, gli reca allucinazioni e incubi inquietanti (visivamente efficaci e correlati all’Inferno dantesco); seguono la scoperta dei deliranti progetti di spopolamento terrestre di un miliardario suicida (Ben Foster) e ulteriori spostamenti (fughe?) a Venezia e Istanbul.

Baciato da un cast internazionale in gara di ambiguità – dal francese Sy alla danese Knudsen, dalla rumena Ana Ularu (pericolosa “carabiniera”) all’indiano Khan (che ne esce a testa alta), fino alle apparizioni dei nostri Fortunato Cerlino  e Francesca Inaudi (una guida che non parla inglese…) – il plot si dipana veloce, elargendo distrattamente qualche nozione culturale (una prerogativa confermata). Non lamentiamocene.

Inferno (id., USA/Turchia/Ungheria/Giappone, 2016) di Ron Howard con Tom Hanks, Felicity Jones, Omar Sy, Sidse Babett Knudsen, Irrfan Khan

di Massimo Arciresi

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KKKKK
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